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SONO IL

Il Pantano
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la mia storia
in breve

Alfonso V De Cardenas, XLII Conte di Acerra, figlio di Carlo e Francesca Spinelli dei Principi di Scalea, nel 1700 compie uno straordinario intervento igienico-sanitario, attuando la Bonifica del Pantano. I lavori durarono 4 anni e costarono 28.546 ducati.

In tal modo un terreno coperto di acqua stagnante e melmoso, che causava la “Malaria”, malattia allora incurabile, diventa un terreno adatto all’agricoltura, al pascolo di bufale, vacche, cavalli e pecore.

Il terreno da improduttivo diventa produttivo, per cui il conte ne ricava un lauto guadagno e la gratitudine dei cittadini.

Inoltre si poteva estrarre una particolare pietra adatta alla costruzione di case: la Pietra del Pantano.

A distanza di oltre 300 anni il Pantano è poi tornato alla ribalta e all’attenzione degli acerrani agli inizi del 2000, per essere ridiventato zona malsana, nociva alla salute. (tratto dagli scritti di Antonio Santoro)

curiosità

La storia di Passariello
Siamo nell’annata agraria 1929/30 (l’annata agraria aveva inizio l’undici novembre e terminava il dieci novembre successivo). Come tutti sanno, si era nel pieno della crisi del ’29 l’epoca da’ famma nera!). Giovanni, soprannominato Passariéllo, con moglie e una carrettèlla di figli da sfamare, conduceva, in mezzadria, (localmente definita ÀREA PÀVA) un moggio di terreno in località parco 2 (il parco delle famose casarelle). Terreno coltivato in buona parte a grano ed il restante in ortaggi vari. Nonostante il disappunto da parte del guardiano dei fondi, il quale curava l’interesse del proprietario locatore. Non era attuabile, infatti, la spartizione a metà, di questi vari prodotti da orto. Il Passariéllo si difendeva dicendo al guardiano: “Deve sapere il tuo caro SIGNORE (sicuramente un erede della N. D. Teresa Tommasi, nata 1820 e maritata Vannucci) che i miei figli, non sono CORACHIÀTTI (letteralmente code piatte: erano animaletti simil criceti di colore bianco e grigio che svernavano nei soffitti delle vecchie case di campagna) che per sei mesi all’anno stanno in letargo; i miei figli mangiano tutti i santi giorni dell’anno! Non posso dargli solo pane!” Il guardiano, a malincuore, chiudeva un occhio; capiva lo stato di necessità e giustificava la poca resa, a grano, del fondo, come cattiva annata. Passariéllo coltivava solo questo di terreno e si industriava, su richiesta di terzi, a costruire pagliai.  Il suo l’aveva appena risistemato e, trebbiato e seccato il grano, ve lo aveva stipato in attesa della spartizione.   Siamo agli inizi di luglio. Per l’ennesima volta, la moglie del nostro passa per le CASARÈLLE, con in testa un grosso CÉCERE di creta, diretta alla Fontanella al MULINO VECCHIO. Il guardiano, che ogni volta da lontano assisteva alle scenate che Passariéllo faceva alla consorte al ritorno, le chiese: “Ma perché tuo marito si comporta così?” E lei: “Avete visto!? Dice sempre che gli porto l’acqua calda e mi manda a riprenderla.  Che aggia fà? Aggio passato ‘o guaio!” E così, arriva il giorno delle spartizioni e si comincia a tirare fuori dai pagliai il grano di tutti i coloni mezzadri. Passariéllo apre il suo, e gli addetti cominciano con il CUÓFONO del MEZZÈTTO (27,5 KG pari a mezzo TOMOLO) a riempire, alternativamente, i sacchi del colono e del padrone.  Arrivati a 3 tomoli (150 chili), il guardiano va su tutte le furie:   “Passarié, addò sta ‘o ggrano!?” “Voi siete ‘o guardiano e voi lo dovete sapere!” Passariello, arrampicatosi lesto sul pagliaio, urlò: “Gente di miézo ‘o pantàno, mi siete tutti buoni testimoni! ‘O guardiano dice che sono mariuólo!” ll guardiano, per mettere a tacere la cosa, implorò Passariéllo a scendere giù, ingoiando la PILLOLA del… CÉCERE che andava carico di grano e ritornava con l’acqua…. sotto al suo naso! Era il 1929, l’anno della famma nera!      
di Tommaso Messina dal Gruppo Com’era Acerra

Testimonianza

racconto dell’Avv. Tommaso Esposito
Da bambino il ricordo dell’odore della terra, dei carretti che vendevano frutta, carciofi, fagioli cannellini, del ponticello sotto il quale scorrevano le acque del Riullo. Da ragazzo, in bicicletta con gli amici, la meta delle prime pedalate fuori città, il piacere di un panino con la mortadella e di una bevuta d’acqua del Serino alla borraccia che avevo riempito a casa. Da studente liceale le partite a calcio nello spiazzale davanti ai cancelli della Montefibre. Poi una fredda mattina di gennaio del 2003: il presidio per impedire alle maestranze della FIBE, il consorzio di imprese che si era aggiudicata la gara, di avviare i lavori per la costruzione dell’Inceneritore, un Mega Inceneritore, un impianto che avrebbe bruciato migliaia e migliaia di tonnellate di rifiuti. C’erano i rappresentanti dei contadini, dei commercianti, dei disoccupati, delle associazioni culturali e religiose, delle istituzioni cittadine, regionali, parlamentari, tutti protagonisti di una stagione di impegno costante che, sulla base di una critica al modello di sviluppo dominante, da anni contrastava una scelta calata dall’alto che avrebbe di fatto cambiato il futuro di un intero territorio. Ma lì, quella mattina, a protezione del cantiere, c’erano anche le forze dell’Ordine: agenti della Polizia di Stato, dei Carabinieri. Una spinta, poi un’altra, e un’altra ancora, un varco, inseguiti dagli agenti una corsa verso l’operatore all’escavatore impegnato a forare il terreno, urlargli di fermarsi, raccogliere una tanica di carburante e minacciare di darci fuoco se non avesse fermato la sua macchina e non si fosse allontanato insieme ai suoi capi. Vanno via. E allora un pianto liberatorio, poi il sorriso, gli abbracci e le strette di mano e una fitta alla schiena: il colpo della strega. Subito l’organizzazione di un’assemblea popolare perché quel luogo rappresenti il senso di appartenenza di una comunità. Arrivano in tanti al Pantano: una processione di donne e uomini, di giovani e bambini a bordo di auto, motorini, biciclette. Poi i Trattori, anche quelli più grandi, con le bandiere delle organizzazioni di categoria e con cartelli inneggianti la vertenza. E anche una pala meccanica: bisogna per spianare il terreno. Si attrezza la “casarella” dove si pianificano le iniziative, dove si proverà a riposare durante i turni di notte che in tanti si offrono di fare, dove si cucina e si discute davanti ad un piccolo camino. Arriva la prima domenica e il Vescovo celebra la messa all’aperto. E poi i concerti, la costruzione del Carro che parteciperà alla sfilata di Carnevale, l’allestimento del campo di calcio intestato a Carlo Giuliani, le partite a bigliardino, lo stagno artificiale con le “paperelle” che adottiamo e proteggiamo da qualche cane malintenzionato. Tanti gli incontri con gli altri comitati impegnati contro l’incenerimento dei rifiuti. La Rete Nazionale Rifiuti Zero nasce sul Pantano che è diventato il simbolo di una vertenza che ha superato i confini nazionali. Poi arriva il 17 agosto 2004. All’alba, mentre la maggioranza dei cittadini è in vacanza, arriva l’esercito, arrestano i presenti e quanti si oppongono allo sgombero, tra loro ci sono il Sindaco Marletta, il senatore Sodano, i rappresentanti dei comitati e dei movimenti. L’intera area viene dichiarata di “interesse nazionale strategico”. Una barriera di militari impedisce l’accesso alla strada che conduce al terreno dove si devono riprendere i lavori di costruzione dell’Inceneritore. Costi quel che costi. Un Consiglio Comunale Straordinario per organizzare le iniziative da mettere in campo. Sono in tanti che alla notizia riportata dalle televisioni e dai giornali decidono di anticipare il rientro dalle vacanze. Il 29 Agosto è la giornata della risposta civile e democratica allo sgombero. Siamo decine di migliaia in corteo dal centro di Acerra diretti al Pantano, dove è prevista un’assemblea pubblica. Tanti gli stendardi dei Comuni italiani e dei loro rappresentanti che sfilano a fianco della Città. Poi il rumore degli elicotteri, l’odore acre dei lacrimogeni, le urla di chi corre via per ripararsi.  La coda del corteo è ancora in città. Il suono delle sirene dei mezzi di polizia che sfrecciano per disperdere i manifestanti, e poi quello delle ambulanze. Dov’è mia moglie con i miei figli. Il più piccolo ha sette mesi. I telefoni cellulari non hanno campo. Non si riesce a comunicare. Si fa notte. Le notizie degli scontri sono riportate dai maggiori mezzi di informazione, riportano immagini di feriti, di gruppi di cittadini che continuano nella loro protesta. Non si ferma la protesta. E così il Presidio si trasferisce davanti al cordone degli agenti delle Forze dell’Ordine. Un Camper, a bordo il Capitano con la sua Tammorra, Giovanni con il suo Diario, diventa il luogo della testimonianza. Poi la farsa in pompa magna dell’inaugurazione dell’inceneritore. Siamo nel 2009. Così come la Pietra di Pantano ha sigillato l’acqua stagnante in uno strato di pietra calcarea, preservando la città, così al Pantano le nostre coscienze sono state preservate dalla complicità, dal senso di impotenza e di rassegnazione, perché nulla sarà più come prima.    

Galleria
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Documenti
storici

Le emozioni
di questo luogo

Com’era, com’è…

Il Pantano
2006
Foto tratta dal volume di Antonio Santoro Sguardo sul passato. Cronaca e storia di Acerra” (2006).
2021
Foto di Luigi Buonincontro

Dove si trova

I luoghi
di Acerra

Parco Urbano

Il Parco Urbano è una struttura situata nel territorio di Acerra dal 2015.

Piazza Angelo Soriano

Alla fine di via Leonardo da Vinci si trova Piazza Soriano, meglio conosciuta come parco Gravina

Teatro Italia

Situato in Via Castaldi, in Teatro Italia è stato, a partire dagli anni ’50