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SONO IL

Corso Vittorio Emanuele II (A’ for’ a porta)
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la mia storia
in breve

Il Corso Vittorio Emanuele II è meglio noto agli Acerrani come “A for ‘a porta”, poiché nei suoi pressi, in epoca romana, vi era la porta orientale che permetteva l’accesso dentro le mura della città a chi proveniva da Benevento. Il quartiere che nasceva al di fuori di essa venne così denominato “a for’ ‘a porta”. Si tratta di una delle quattro porte che recintavano la città, e i cui pilastri sono rimasti visibili fino all’800. Le porte erano in tutto quattro perché tanti erano i versanti dei due assi viari della città romana: il decumano (via Trieste e Trento) e il cardo max (via Roma). Esse costituivano un lungo muro di cinta che chiudeva la città per proteggerla; venivano aperte di mattina e chiuse all’imbrunire.

Non è stato possibile stabilire con precisione dove fossero collocate le quattro porte urbiche, ma si ipotizza che:

  • la porta Beneventana, collocata a Nord-Est, si trovasse nei pressi della Chiesa dell’Annunziata, ovvero all’incrocio con via Sant’Anna, punto nodale di stravolgimento in epoca medievale, dopo la nascita dei conventi che accoglievano i pellegrini (anche detta porta Annunziata);
  • la porta Capuana, collocata a Nord-Ovest, fosse presumibilmente all’inizio di via Leonardo o su via Trieste e Trento in prossimità della zona del teatro romano poi divenuto Castello dei Conti (anche detta Porta Castello, nell’area denominata “miezz a piazz”);
  • la porta Pompeiana, collocata a Sud-Est, si trovasse presumibilmente in prossimità dell’intersezione tra via Duomo e Via Soriano (anche detta Porta Vescovado, nella zona “miezz o Vescuvat”);
  • la porta Napoletana, collocata a Sud-Ovest, fosse nei pressi del largo San Pietro alla fine di via Del Pennino (anche detta porta San Pietro nei pressi dell’omonima Chiesa “n’gopp o limmiton”).

Il nostro centro storico, edificato su un vero e proprio castrum romano era per questo motivo unico in tutta la provincia di Napoli. Esso fu prima un accampamento dei romani e poi assunse un impianto urbanistico, ma era stato a sua volta stratificato sulla precedente strutturazione etrusca. Il cardo (via Roma e via Del Pennino) collegava la porta orientale (via Annunziata) con la porta occidentale (largo dove c’è la vecchia chiesa di San Pietro), mentre il decumano (via Trieste e Trento e via Duomo) collegava la porta settentrionale (piazza Castello) e la porta meridionale (incrocio tra Corso Garibaldi e via Soriano).  Dunque, da una porta all’altra, sul cardo o sul decumano, c’era una distanza di non più di 500 metri: la città si riduceva a ben poca cosa, pochi km quadrati, insomma un pugno di case, tanto che nel 1750 essa contava appena 2500 abitanti divisi in circa 500 famiglie.

curiosità

La fontana d’o Ciacione
Al Corso Vittorio Emanuele, c’era negli anni ’50 una fontana detta “la fontana d’o Ciacione” alimentata dall’Acquedotto del Serino, che dava l’acqua più fredda di Acerra. Questo d’estate era molto importante perché, tranne poche eccezioni, le case non avevano l’acqua corrente potabile e pochissimi avevano il frigorifero. Le fontane di Acerra erano considerate un toccasana per le proprietà dell’acqua: le peculiarità della mitica acqua del Serino erano la sua freschezza e il suo sapore, tanto che carrette piene di damigiane provenivano da Pomigliano e altri comuni limitrofi per rifornirsi della nostra acqua, rivenderla o semplicemente farne una freschissima limonata!  
di Gaetano Stompanato, Com’era Acerra

Testimonianza

di Domenico Brasile
La mia infanzia si è svolta “a for’ a porta”: “fuori la porta” o Corso Vittorio Emanuele II n. 38. I ragazzini a quei tempi, fine anni ’50, che frequentavano la scuola elementare, alla fine delle lezioni andavano al “masto”. Cioè, dovevano imparare un mestiere. Per i loro genitori, il “masto” rappresentava il paracadute di riserva qualora il figlio si fosse dimostrato somaro a scuola. Io andavo al “masto” del sarto, un mestiere che mi piaceva tanto e che ho fatto fino al conseguimento della terza media. In particolare, mi affascinava il fatto che, all’inizio dell’estate, la sartoria si trasferiva sul marciapiede! Infatti, veniva portato un lungo tavolo di legno, dove si appoggiavano tutti gli attrezzi del mestiere, e attorno al quale si sedevano i lavoranti (i quasi giovani!). Quindi il lavoro e le relazioni umane si svolgevano quasi in mezzo alla strada! Andare al masto mi permetteva, ogni domenica, di andare al cinema e comprare un panino con scamorza che consumavo, insieme a una gassosa, durante la visione del film. Quando non avevo soldi – capitava spessissimo durante la settimana – e volevo vedere un film che mi piaceva, mi piazzavo all’ingresso del cinema “Arena degli aranci” e chiedevo in modo implorante ad un adulto con il biglietto in mano: “o zì, mi portate con voi?”. La frase che la persona adulta diceva al bigliettaio era: “o’ guaglione sta cu’ me!”. A quei tempi i ragazzini accompagnati da un adulto o persona anziana non pagavano. Appena entrati, si scioglieva immediatamente il legame di parentela e le strade di zio e nipote si dividevano.

Galleria
fotografica

Documenti
storici

Le emozioni
di questo luogo

Com’era, com’è…

Corso Vittorio Emanuele II (A’ for’ a porta)
1920
La foto risale al 1920 e ritrae un Corso Vittorio Emanuele II alberato. Sulla destra spicca alto il palazzo noto come ‘o Palazzo ‘e Furgione: era un vecchio palazzo con retrostante giardino che si trovava tra Via Dante Alighieri e Via G.B. Del Tufo. Venne demolito per far posto all’attuale condominio, in seguito ai danni riportati nel terremoto del 1980. All’epoca della foto, il Corso veniva abbellito in particolare in occasione della festa di ognissanti, dato che la strada conduce al cimitero. Inoltre, in lontananza, si intravede la collina di San Michele ‘a palumbara, dove la mattina dell’8 Maggio molti contadini si recavano con le famiglie alla piccola chiesetta sul colle.
2021
Foto estratte dall’archivio di Cose Cerrane, a cura di Enzo Sibilio

Dove si trova

I luoghi
di Acerra

Parco Urbano

Il Parco Urbano è una struttura situata nel territorio di Acerra dal 2015.

Piazza Angelo Soriano

Alla fine di via Leonardo da Vinci si trova Piazza Soriano, meglio conosciuta come parco Gravina

Teatro Italia

Situato in Via Castaldi, in Teatro Italia è stato, a partire dagli anni ’50