Il tratto di strada che nel centro storico di Acerra collega piazza Castello con via Roma riporta ancora un’antica intitolazione: via Giudichella. Tale denominazione rimanda con evidenza a una presenza ebraica nel sito. Nel nostro caso, via Giudichella è “la Giudichella”; così, infatti, è riportata come Jodechella nei documenti antichi (cfr. M.Pomarici Acerra ed. JN Napoli 1986 p. 82). Essa era l’area cittadina abitata dagli Ebrei o altrimenti detti Giudei. In tutta l’Europa, tale denominazione è usata in modo univoco: il quartiere ebraico.
A differenza di altri popoli, gli Ebrei hanno mantenuto una propria identità perché costretti a ciò dalla segregazione patita dai Romani e, poi, dai Cristiani. Nel corso dei secoli dell’era cristiana, l’Ebreo è stato una figura sociologica generata dall’emarginazione patita e dalla conservazione della propria identità. Bisogna precisare, però, che i quartieri ebraici non sono sempre stati ghetto. Originariamente essi erano l’area cittadina nella quale gli Ebrei abitavano e, pur se reietti e periodicamente perseguitati, potevano vivere secondo i propri costumi, così come avviene nelle metropoli dove si formano nuclei nazionali (es. Little Italy, Chinatown). Le Giudichelle erano segno dell’emarginazione sociale ma anche luoghi di sicurezza e di conservazione delle proprie tradizioni. A partire dal sec. XV, con l’inasprirsi delle persecuzioni, tali quartieri divennero ghetti, luogo di residenza coatta. Il termine ghetto pare che derivi dal veneto geto (colata di metallo) perché nel 1516 la Repubblica di Venezia decretò la segregazione degli Ebrei nel quartiere delle fonderie. Successivamente, nel 1555, a Roma il papa Paolo IV fissò precise regole per il quartiere ebraico (ad es., la chiusura notturna del ghetto e il coprifuoco) e l’esempio fece scuola in tutta Europa.
La Giudichella di Acerra non pare sia stata mai un ghetto anche se l’ingresso su via Roma (‘o suppuorteco, il portico) potrebbe far ipotizzare una possibilità di chiusura a battenti. Almeno a partire dall’età moderna non si ha evidenza di cittadini ebrei; la stessa frequentazione delle famiglie che vi abitavano da parte del parroco cattolico dimostra che quella strada non era residenza esclusivamente ebraica. Più probabilmente bisogna far risalire l’origine di tale toponimo al periodo tra il Duecento e il Quattrocento allorché in città si registrò una certa prosperità. Bisogna comunque tener presente che la topografia e la toponomastica della città nel passato era ben diverse da quella attuale anche se hanno lasciato memoria. Ad esempio, il toponimo ‘miez’ ‘a chiazza oggi risulta inspiegabile considerando che quel luogo è un semplice quadrivio; fino all’800, invece, esso denominava effettivamente una piazza. Comunque un più attento esame dei focatici potrebbe dare qualche elemento in più circa la presenza ebraica in Acerra.