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meglio…

SONO IL

Sannereto (Santunerd’)
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la mia storia
in breve

Il Feudo Sannereto costituisce, grosso modo, un triangolo rettangolo di circa 3 km quadrati di superficie agricola, avente per base l’attuale Via Dei Borboni (per ca 2 km.); per altezza, l’ex strada provinciale Caivano – Gaudello (per ca 3 km, da Ponte di Casòlla, fino a Mulino Vecchio) e, per ipotenusa, il corso dei Regi Lagni, poi, continuazione corso Lagno Uomomorto.  Si colloca al confine con Caivano (da Ponte Di Casólla, fino, a Ponte Della Crocélla, confluenza con Lagno Inferno detto localmente ‘O ‘Nviérno). Si tratta di circa 300 ettari di terreno corrispondenti a 750 moggi locali. Il Gaetano Caporale riporta, nella sua mappa del 1859, quest’area come Ex Feudo Sannereto, di cui furono proprietari: il Cav. Ferdinando Tommasi a Sud e il Marchese Felice Tommasi a Nord.

Il marchese era fratello di tale Teresa (classe 1820) maritata con Girolamo Vannucci e proprietaria dei Parchi uno, due e tre del limitrofo Pantano. Ad accomunare la proprietà ex Sannereto (divenuta Tommasi) e quella della Teresa Tommasi, sono le famose Caserelle (casernette) del Parco due e quelle denominate: Caserelle di San Nereto. Queste ultime sono site all’ingresso dell’attuale Via Caserelle. Si tratta di uno stradone poderale che dall’incrocio San Nerèto, si collega con Via dei Borboni (a 500 mt ca. dalle Caserelle del Parco 2). I due gruppi di Caserelle sono di struttura diverse e con diversa datazione riportata sulle lapidi: quelle San Neréto, MDCCCVIII (1808), le altre MDCCCLV (1855).

Le Caserelle di San Nereto, un tempo, davano accesso a tutto il Feudo Sannereto, raggiungendo, a circa 200 mt. una bellissima ed ampia Cappella Votiva e, nei pressi, una residenza signorile con platani secolari, insistenti, anche, lungo il viale. La Residenza è attualmente divenuta un Agriturismo, e fino ad una 30ina di anni fa fu amministrata dal Sig. Giuseppe Leone (tra l’altro, padrino di cresima di mio suocero Gennaro D’Onofrio, colono di una di queste terre in località, denominata Finarìa per la posizione a limite dell’ex Feudo in questione (Nel frattempo eredità della Sig.ra Emma Capece Minutolo)

Col tempo, le successive divisioni ereditarie e l’acquisto da parte dei coloni, hanno stravolto l’ordine delle cose.

(A cura di Tommaso Messina)

 

curiosità

Ponte levatoio
C’è una certa confusione circa il toponimo Sannereto. Sembra che nel corso dei secoli, in questo cognome, il popolo intravvedendo un santo, lo abbia storpiato in San Neréto (stesso destino capitato a Sanremo). Si tratta molto probabilmente di San Nicandro, poiché su in questo feudo sorgeva un monastero a lui dedicato. San Nicandro era il santo vescovo di Myra, stessa città da cui veniva San Nicola, il protettore di Bari. Questo nome, poi, già in un documento del 1545, che sostanzialmente è un censimento, viene confuso in San Neranti. Da qui è facile immaginare come San Nereto sia una “storpiatura” di San Nicandro. Da notare che, pure, sui pilastri d’ingresso, della proprietà a confine a sinistra è scritto: Azienda agricola San Neréto. Nella parlata locale, addirittura, si è sempre detto: Santunèrd’, indicando, con questo termine tutta la zona che andava da Madonna Delle Grazie, fino ai 300 Ettari Sannereto. Focalizzando, meglio, questo astruso neologismo, per riconoscergli una qualche ragione, diciamo: Santu Nèr(e)t(o). È risaputo, da queste parti, il problema che abbiamo noi con la T e la D. La D che, per noi, campani, è, quasi sempre, una erre.  
di Tommaso Messina e Roberta Terracciano

Testimonianza

di Salvatore Auricchio
“…vivere a Sannereto è particolare, perché da un lato si respira l’aria di campagna, si vedono i prodotti della terra, insomma mi piace pensare che qui si curi l’anima così come i benedettini che avevano qui i possedimenti facevano, cioè attraverso anche la cura del corpo che, nel Medioevo e fino a pochi anni fa, poteva essere fatta con i prodotti della terra e dell’orto. Dall’altro lato però proprio da Sannereto si può vedere benissimo come l’uomo può anche distruggere tutto questo, infatti si vede benissimo da qui uno dei simboli della Terra dei fuochi, cioè il termovalorizzatore. Questo luogo aiuta perciò a meditare su questo contrasto che nel nostro paese e nei luoghi in cui viviamo è ogni giorno argomento di dibattiti e di lotte.”  

Galleria
fotografica

Documenti
storici

Le emozioni
di questo luogo

Com’era, com’è…

Sannereto (Santunerd’)
1818
All’inizio del vicoletto ci sono due “casarelle” (per questo si usa spesso la locuzione ind’ e casarell), che essenzialmente segnavano l’ingresso in quella che era una grossa proprietà terriera che arrivava fin verso la zona dei Frassitelli e la zona Mulino Vecchio. Questa proprietà originariamente apparteneva ai monaci basiliani (cioè i monaci che seguivano la regola di S. Basilio) presenti nel monastero dei Santi Sergio e Bacco presso il Castel dell’Ovo (nelle memorie storiche di Caporale c’è un documento che testimonia questo, datato al 920). Quindi, essenzialmente, questa zona era una specie di feudo appartenente ad un ordine religioso. I numeri romani che sono incisi su una delle due Casarelle sono l’anno 1818, anno in cui Gioacchino Murat porta uno dei capisaldi della Rivoluzione Francese qui nel Regno di Napoli, cioè la soppressione delle proprietà per gli ordini religiosi. Quindi da quell’anno in poi quelle proprietà in zona Casarelle, o meglio in zona Sannereto passano prima alla famiglia Tommasi, poi ai laici con l’ acquisto un certo conte La Torre. Queste Casarelle erano, quindi, l’entrata alla proprietà e magari fungevano da rimessa o da riparo per i servi del conte. Tutte queste terre in origine appartenevano, al monastero dei Santi Sergio e Bacco, poi al monastero di S. Salvatore sull’isola di Megaride (castel dell’Ovo) e poi alle monache di San Sebastiano. In effetti sono sempre gli stessi monaci e monache che però cambiano di sede principale.   (Foto pubblicata da Antonio Di Falco nel gruppo Com’era Acerra)
2021
(Foto di Tommaso Messina)

Dove si trova

I luoghi
di Acerra

Parco Urbano

Il Parco Urbano è una struttura situata nel territorio di Acerra dal 2015.

Piazza Angelo Soriano

Alla fine di via Leonardo da Vinci si trova Piazza Soriano, meglio conosciuta come parco Gravina

Teatro Italia

Situato in Via Castaldi, in Teatro Italia è stato, a partire dagli anni ’50